Storia della Marijuana e perché passare alla canapa legale
La Marijuana, che molti conoscono come maria, o canna, o ancora erba, vede un utilizzo da parte dell’essere umano fin dall’alba dei tempi. Infatti le popolazioni del passato coltivavano la marijuana non per “sballarsi”, ovvero per uso ricreativo, bensì la utilizzavano per scopi medici (parliamo delle popolazioni dell’Asia in un periodo che si aggira intorno al 500 d.C. )
La storia
La pianta di cannabis evolse originariamente nell’Asia Centrale per poi essere introdotta dai mercantili in Africa, in Europa e in seguito anche nelle Americhe. A quei tempi le fibre di canapa venivano impiegate per produrre vestiti, foglie e corde. I suoi semi venivano addirittura consumati come cibo. A causa della sua crescita accelerata e della sua semplicità nell’essere coltivata e al suo utilizzo così vario, la canapa venne coltivata ampiamente durante tutto il periodo dell’America coloniale e durante il periodo delle spedizioni spagnole nel sudovest. Queste prime coltivazioni di canapa contenevano livelli molto bassi di THC (tetraidrocannabinolo), ovvero la componente chimica responsabile delle alterazioni mentali tipiche della marijuana. Alcuni reperti ci dicono che i primi coltivatori di canapa essendo a conoscenza degli effetti sulla percezione mentali ne fecero degli innesti al fine di aumentare il livello di THC per l’utilizzo della marijuana nelle cerimonie religiose. A sostegno di questo abbiamo il ritrovamento di semi di canapa bruciati all’interno delle tombe di sciamani in Cina e in Siberia datati attorno al 500 d.C.
Per quanto riguarda l’uso medico della canapa, nell’anno 1830, un dottore irlandese che si trovava in India per seguire vari studi, scoprì che l’estratto di cannabis alleviava i dolori di stomaco e la nausea dei pazienti che soffrivano il colera; fu così che già alla fine del 1800 in tutta l’Europa e gli Stati Uniti l’estratto di cannabis veniva venduto nelle farmacie per alleviare mal di stomaco e altre malattie. L’aspetto ricreativo della Marijuana arrivò attorno agli inizi del ‘900, con i messicani giunti negli Stati Uniti che facendone già utilizzo instillarono questa pratica anche nella cultura americana. Con varie controversie dovute al proibizionismo e in seguito alla parziale legalizzazione, la marijuana si è evoluta e ha iniziato a vedere una svolta “salutare” nella sua versione light.
L’evoluzione naturale: la canapa light
La canapa light è legale in molti paesi perché presenta una percentuale di THC talmente bassa da non avere effetti sull’organismo. Se da un lato il THC è basso, dall’altro abbiamo un elevata presenza di CBD, ovvero il cannabidiolo, un metabolita non psicoattivo che ha effetti ansiolitici, antiossidanti, antinfiammatori, antipsicotici e tanto altro. Per fare si che il CBD si attivi occorre essiccare le infiorescenze e successivamente riscaldarle, motivo per cui in genere la si assume fumandola.
In Italia è legale la coltivazione e il commercio mentre l’assunzione per uso ricreativo risulta ancora deregolamentata.
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